Dopo la sentenza di Pisa, anticipata da F&M, anche il Comune di Firenze e Regione Toscana, Lombardia, Lazio annunciano battaglia contro le banche. Nel mirino, oltre Dexia-Depfa, pure BofA, Jp Morgan, Ubs, DB, City, Unicredit, Barclays e Bnl
Gli enti locali italiani preparano l’attacco alle banche. A meno di 24 ore dalla sentenza shock sui derivati a Pisa – anticipata ieri da F&M – Comuni e Regioni italiani si sono già messi sul piede di guerra annunciando di voler ripercorrere le orme processuali della Provincia di Pisa che, attraverso la sua battaglia legale contro Dexia e Depfa, è riuscita ad affermare un principio rivoluzionario: l’annullamento dei contratti in casi di riconosciute anomalie che vanno dai costi occulti alla mancata di convenienza economica. In prima linea – secondo F&M – avrebbero già schierato i propri legali il Comune di Firenze, e tre grandi Regioni: Lombardia, Lazio e Toscana. Insomma, l’esempio di Pisa si candida a diventare un precedente esemplare nelle aule giudiziarie e un appiglio per tutti quegli enti che avevano già avviato, o avevano intenzione di farlo, cause legali contro le banche. Per lo più istituti stranieri che dovranno ora affrontare una dura battaglia (i contratti annullabili ammonterebbero a circa 30 miliardi) con non poche perdite potenziali che impatteranno direttamente sui bilanci. Secondo le prime indicazioni, nel mirino immediato degli enti finiranno di nuovo Dexia e Depfa (coinvolte anche con Firenze e la Regione Lazio) e altre otto banche d’affari: Merrill Lynch, Jp Morgan, Ubs, Deutsche Bank, Citygroup, Unicredit, Barclays e Bnl. Partendo dai Comuni, è nota la battaglia del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, per rottamare i derivati che si è ritrovato in pancia con i contratti da 203 milioni stipulati con Dexia, Ubs e Merrill Lynch. «Stiamo valutando le analogie con il caso di Pisa – spiega a F&M il dg Claudio Meola – per poter recuperare le risorse perse e tutelare i cittadini». Un caso, quello di Firenze, molto vicino a quello disciplinato dal Consiglio di Stao e nel quale anche qui si sono tentate per mesi conciliazioni con le banche mai andate a buon fine. L’ente calcola in oltre 10 milioni i costi impliciti e giura ora di voler passare al contrattacco. Stessa linea per la Regione Lazio dove la governatrice, Renata Polverini, ha denunciato ben 11 banche con la richiesta di un risarcimento per 82,8 milioni a causa dei costi impliciti e occulti. La Regione aveva a fine 2009 contratti derivati per 2,9 miliardi di cui 2,4 miliardi soltanto per mutui e buoni ordinari. Interpellata da F&M, l’amministrazione si è detta pronta, «insieme ai propri legali, a valutare gli effetti della sentenza del CdS – la quale definisce nella fattispecie irrilevante e illegittima la clausola contrattuale sulla giurisdizione dell’Alta Corte di Londra – sui giudizi che sono stati promossi dalle banche a Londra, a seguito della nostra richiesta di risarcimento per costi occulti incardinata presso il tribunale di Roma».
Da Roma, a Milano dove anche la Regione Lombardia «guarda con interesse alla sentenza sui derivati della Provincia di Pisa e valuta la possibilità di perseguire la strategia dell’annullamento in autotutela sul bond regionale in dollari al 2032». La sentenza di ieri, aggiunge una fonte vicina al Pirellone, «fa molto piacere alla Lombardia, che si trova più indietro nel contenzioso rispetto a Pisa». Al momento, la giunta Formigoni, aveva avviato una causa per risarcimento danni contro Merrill Lynch e Ubs, accusate di aver caricato costi occulti in occasione del collocamento del bond trenntennale da 1 miliardo di dollari. Infine, sempre sul fronte regionale sarebbe alla finestra anche la Regione Toscana che al 2009 risultava oberata per 1,26 miliardi di debito, di cui 461 milioni in derivati. Parte di questi sono i cosidetti Galileo Bond stipulati con SocGen, Deutsche Bank e Merril Lynch.
Intanto a Pisa, ieri il dg Giuliano Palagi ha confermato che la Provincia «già la prossima settimana invierà al giudice inglese – presso il quale pende la controversia fra l’ente locale e le banche – la richiesta formale di chiusura del giudizio londinese. Per noi non ha più senso proseguire nel procedimento londinese perchè la sentenza pubblicata ieri è chiara: la clausola sulla giurisdizione inglese è irrilevante e illegittima, quindi la giurisdizione è dei tribunali amministrativi italiani. Il giudizio inglese si deve chiudere».
Sul fronte bancario a rompere il silenzio è stata ieri solo Dexia Crediop annunciando «di avere allo studio un ricorso avverso la sentenza in Italia e in sede comunitaria». Una battaglia che secondo alcuni legali interpellati partirebbe però già con le armi spuntate. In primis perché, stando alle dichiarazioni, la banca di muoverebbe da sola senza Depfa e, in secondo luogo, perché la strada della Corte europea sarebbe già stata consigliata (e rifiutata) in sede di processo. Una cosa è certa, la partita non si esaurirà qui. Non fosse altro per l’effetto domino che ha già colpito Regioni, Province e Comuni italiani.